Si è spento Giuseppe Caglioti, l’ultimo dei pionieri della neutronica italiana

Il 16 luglio scorso, all’età di 92 anni, ci ha lasciati Giuseppe Caglioti, Peppino, l’ultimo dei tre pionieri della neutronica italiana. Ai famigliari del prof. Caglioti vanno le condoglianze e l’affetto della SISN e di tutti i neutronisti italiani.

Nato a Napoli il 9 agosto 1931, Giuseppe Caglioti si è laureato in Fisica nel 1953 presso l’Università di Roma Sapienza, sotto la supervisione di Edoardo Amaldi. Dopo aver conseguito il diploma del Corso di Perfezionamento in Fisica Nucleare alla Sapienza, assunto come ricercatore dal Comitato Nucleare per le Ricerche Nucleari (CNRN), nel 1956 Caglioti venne distaccato presso l’Argonne National Laboratory, dove frequentò la Scuola di Scienze e Ingegneria Nucleare e partecipò allo sviluppo di una camera a nebbia per la determinazione sperimentale della vita media dei neutroni liberi.

Richiamato in Italia da Amaldi, allora vice presidente del CNRN, nel 1957 Caglioti venne incaricato, con Antonio Paoletti e Francesco Paolo Ricci, di progettare uno spettrometro a tre assi, da installare presso il reattore da 5 MW di Ispra (Varese), acquistato dalla American Car and Foundry, ed un diffrattometro destinato al reattore General Atomics TRIGA, da 0.1 MW, del sito CNRN della Casaccia (Roma). I criteri di ottimizzazione per la luminosità e la risoluzione di questi strumenti, elaborati da Caglioti, Paoletti e Ricci, sono riportati in un articolo che, ancora oggi, è alla base dei progetti di qualsiasi diffrattometro e spettrometro a cristallo.

Mentre il tre-assi destinato ad Ispra era in costruzione a Genova, Caglioti venne mandato a ChalkRiver, in Canada, per lavorare con Bertram Brockhouse (Premio Nobel per la Fisica nel 1994) presso la sorgente dell’Atomic Energy of Canada Ltd. (AECL). Nel 1960, il primo spettrometro a tre assi in Europa era pronto e Caglioti rientrò ad Ispra, dedicandosi allo studio della dinamica vibrazionale dei solidi e della struttira dei liquidi poliatomici. Rimase ad Ispra fino al 1970, quando prese servizio come professore di Fisica dello Stato Solido presso il Politecnico di Milano. Da allora, i suoi poliedrici interessi scientifici lo allontanarono dall’uso dei neutroni, ma l’eredità della sua opera rimane indelebile.

L’importanza del suo lavoro è stata riconosciuta con l’attribuzione del Premio per la Fisica della Società Italiana di Fisica (1963), della Medaglia d’Oro dell’Accademia Nazionale dei XL (1978) e della Medaglia d’Oro dell’Accademia Nazionale dei Lincei (2005).

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